Il grande Carlo Rovelli che arringa la folla al concertone del Primo Maggio mi ricorda l’involontario aforisma del grandissimo Feynman.
E me lo ricorda anche allorché gli viene offerta la possibilità di spiegarsi meglio e in noi si consolida l’impressione che in fatto di politica internazionale egli non sia che un altro arnese da talk show. Ne avevamo già tanti, e anche più facondi.
E allora io, ennesimo incompetente sulla scena, all’esile pacifismo ideologico e storicamente improduttivo di cui sembra nutrirsi Rovelli oppongo quello sofisticato e militante di Mounier.