La pesca, il pesce, il banchetto

Pubblicato: 23 novembre 2023 da Paolo Magrassi in Luoghi comuni, Politica e mondo
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Nei ventotto anni dal 1994 al 2021, il solo mondo occidentale ha inviato in Palestina 42 miliardi1 di dollari di aiuti.

Nell’anno 2021 i miliardi sono stati 2,16: rapportando la somma al PIL, è come se all’Italia in quell’anno fossero pervenuti 224 miliardi di aiuti2.

American Institute for Economic Research

I donatori dell’OCSE di cui si tiene conto in quel novero, non comprendono i paesi arabi come i ricchissimi Qatar, UAE, Kuwait, Bahrain, Oman, Arabia Saudita. Né l’Indonesia, il più grande paese musulmano. Né il BRICS. Dunque, e benché i paesi arabi siano meno generosi con la Palestina che non quelli occidentali, gli aiuti che arrivano in Palestina annualmente sono di più di quel paio di miliardi l’anno.

Inoltre, secondo dati raccolti dalla Associated Press, le agenzie dell’ONU UNRWA (rifugiati), OCHA (affari umanitari), UNICEF, WFP, WHO stanno spendendo circa 0,6 miliardi l’anno nella sola Striscia di Gaza.

Io stimo che la Palestina stia ricevendo annualmnte aiuti internazional per circa il 18 percento del suo PIL, come se l’Italia stesse ricevendo 379 miliardi ogni anno. Diciamo, a grandi spanne, che annualmente entrano in Palestina circa tremila quattrocento dollari per famiglia. Ma è una media del pollo di Trilussa.

Nei sondaggi di opinione più attendibili, alla domanda “Qual è il problema principale che affligge oggi la società palestinese”, la percentuale maggiore (25%) risponde che si tratta della corruzione e una percentuale analoga (24%) afferma che si tratta di disoccupazione e povertà. (Solo dopo si elencano i problemi normalmente citati in Occidente, dove siam tutti saputelli senza sapere: il 18% dice che il peggior problema è l’invasione dei coloni israeliani, e il 17% ritiene che sia il continuo assedio e blocco della Striscia di Gaza).

Insomma, quella fiumana di denaro si trasforma in qualche ospedale e qualche scuola, ma sempre insufficienti. E un palestinese su dieci vive con meno di $5 al giorno, l’acqua corrente raggiunge il 43% delle famiglie (99% in EU), la speranza di vita alla nascita è quella della Nigeria, l’Indice di sviluppo umano è del quindici percento inferiore alla media mondiale, la disoccupazione il triplo di quella italiana.

(Non darmi pesce, insegnami a pescare, cit.) In qualsiasi manuale di economia politica leggerete che gli aiuti non portano mai allo sviluppo di un paese. Risolvono gravi problemi contingenti, ma quando diventano ricorrenti e stabili, uccidono qualunque economia, trasformandola in assistita. A questa si sovrappone quasi sempre la corruzione, che non solo tende a concentrare in poche mani una percentuale sproporzionata degli aiuti: tende anche a protrarre per sempre le assistenze delle quali si alimenta.

Non è un caso che nei medesimi sondaggi i palestinesi mostrino profonda sfiducia nei governanti, e che la maggioranza di essi ritenga che la lotta armata costituisca la loro unica via d’uscita.

Sono assolutamente certo che una grande parte del migliaio (😱🤔) di ONG, metà autoctone e metà straniere, che operano tra Gaza e Cisgiordania3 svolgano onestamente e spesso eroicamente la loro funzione, e che partecipino a un’economia meramente assistenziale in modo incolpevole: è qualcun altro che la prolunga, mentre loro vi partecipano per fare del bene.

Ma le altre che fanno? Quante sono? E soprattutto: qual è la percentuale di torta che passa per le loro mani4?

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(1) Le ventotto ‘rate’ andrebbero in realtà attualizzate considerando l’inflazione intervenuta. Per esempio, i $179 milioni del 1994 sono circa 357 oggi se consideriamo un’inflazione annua media del 2,5%. In questo senso, i 42 miliardi ricevuti sono circa 70 in valuta odierna.

(2) Nel 2021 l’Italia ha ricevuto 27 miliardi dalla UE. In quello stesso anno l’Italia aveva a sua volta versato 18 miliardi alla UE in quanto paese partner.

(3) Mi scuso per l’indeterminazione ma il calcolo esatto è arduo. Ho consultato GlobalGiving, Arab*Org, NGO Monitor, e il Palestinian Central Bureau of Statistics. Quest’ultimo è il più onnicompensivo: per l’elenco delle ONG, rimanda al sito in arabo “Masader – The Palestinian NGO portal“, spulciando il cui elenco sono arrivato a 1348 ONG ma potrei aver sbagliato qualcosa. Diciamo che la media pesata delle fonti porta a mille ONG in Palestina come ordine di grandezza.

(4) Non mi sto riferendo solo alla cinquantina di ONG ripetutamente segnalate da Israele come travestimenti di gruppi terroristici. Penso anche e soprattutto a quelle tipo moglie-di-Soumahoro, tipo Buzzi, eccetera, con tutto il rispetto per la reputazione degli interessati, sicuramente innocenti.

commenti
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