Ammuine mediatiche

Pubblicato: 30 gennaio 2024 da Paolo Magrassi in Luoghi comuni, Politica e mondo

Pur augurando all’imputata e soprattutto ai familiari di uscirne presto e bene, trovo indegna la cagnara scatenata dai media italiani intorno al caso della connazionale ammanettata in un tribunale ungherese.

Nell’UE, gli imputati possono, a discrezione di un magistrato, essere incatenati e ammanettati nelle aule di tribunale almeno in Francia, Spagna, Grecia, Romania, e Italia (cfr qui il XVII Rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione). E non parliamo proprio degli USA, dove in tribunale ci vai spesso anche colla palla al piede, pure da bambino.

Trovo che il dibattito in corso sia fondato su miserabile campanilismo, come quando alle Olimpiadi la sera si danno le notizie delle medaglie di legno italiane e si tacciono quelle d’oro degli altri, o quando in Italia la CIA rapisce un cittadino egiziano innocente che viene portato in Egitto e torturato col consenso dei nostri servizi segreti (caso Abu Omar) e nel silenzio nazionale —ma quando l’Egitto lo fa con un italiano allora non vale.

Il campanilismo viene ora usato per trasformare il caso in politico, chiedendo al Presidente del Consiglio italiano di telefonare all’omologo ungherese per chiedergli che, alla faccia della separazione dei poteri, si interponga in un processo penale e sentenzi a favore della nostra concittadina. Una richiesta ridicola oltre che pretestuosa. Se è utile o ragionevole o produttivo che Meloni dica cosa pensa veramente di Orbán, lo è a prescindere da quel che succede a cittadini italiani nei tribunali ungheresi e viceversa.

Credo che abbiano ragione i detrattori di Viktor Orbán a Strasburgo e a Bruxelles, e mi piacerebbe che un giorno non lontano l’Ungheria fosse chiamata a restituire gli aiuti colossali ricevuti dalla UE o, in difetto, a ripristinare lo Stato di Diritto che è stato degradato dal partito Fidesz e dalle sue fanfaluche di bassa lega.

Ma lo Stato di diritto ungherese non è andato a farsi benedire perché una BlackBloc italiana è stata inchiavardata in tribunale a Budapest. Se così fosse, Italia, Francia, Spagna, Grecia, Romania dovrebbero essere fuori dall’UE e gli Stati Uniti d’America all’inferno

Imputato spagnolo
Imputato albanese in Germania
commenti
  1. Paolo Magrassi ha detto:

    [1 aprile 2024] – E’ totale il mio ribrezzo per l’elevazione di Ilaria Salis a eroina nazionale. Non perché essa sia un membro di Antifa / Hammerbande, gruppo dedito all’aggressione di gente in strada, bensì perché mi ribello all’ipocrisia di chi la presenta come mite maestrina antifascista. Si sorvola sulla rimarchevole differenza tra un’antifascista e un’Antifa, nonché sull’inclinazione di Salis a partecipare alle manifestazioni recando un manganello retrattile nello zaino, reato punibile con 1-3 anni di carcere in Italia e pena aumentata di un terzo se l’imputato era travisato e/o partecipante a una riunione pubblica. Per non parlare della deamicisiana versione di Salis “maestra elementare”, cosa che ella non è mai stata. Volendo essere cattivisti anziché buonisti a ogni costo perché campanilisti, potremmo ugualmente definirla una NEET trentanovenne sul groppone della famiglia.
    PS: Nessuna delle mie fonti (Repubblica, Open, Corriere, Dagospia, Il Manifesto, Tuttoscuola) è di destra

  2. Paolo Magrassi ha detto:

    Il sostituto procuratore Cuno Tarfusser ha detto giorni fa a Radio24 che nel palazzo di giustizia di Milano (dove lui lavora) si possono vedere ogni giorno detenuti incatenati e al guinzaglio mentre vengono condotti in aula, e colà collocati in gabbie. (Ha detto anche che la misura gli sembra eccessiva per Ilaria Salis, visto il reato di cui è accusata).
    Questo è quello che io sapevo benissimo il 30.1.2024 quando scrissi questo post e che, invece, decine e decine di giornalisti italiani sembrano ignorare persino ancora oggi…
    L’Italia si è organizzata in schieramenti e bande anche intorno alla non-notizia Salis, al punto da rendere appetibile l’avere come candidata al Parlamento Europeo la Antifa/Hammerbande in guisa di “maestrina antifascista”. Pare che Salis abbia detto no Schlein e sì a Fratoianni.

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