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La UE ha detto almeno dieci anni fa che il 2035 sarebbe stato la data critica per l’inizio della conversione dei trasporti. Le aziende automotive sono state elefantiache nel reagire e oggi sono ipocrite nel sottacere il proprio colpevole ritardo.

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I primi atti formali UE che indicavano il 2035 come data critica nella transizione ecologica dei trasporti risalgono al 2014. Vedansi ad esempio la Direttiva 2014/94/UE e il Regolamento (UE) n. 333/2014. (I Regolamenti sono molto più forti delle Direttive, avando la dignità di leggi negli Stati membri. Di una Direttiva, invece, i singoli stati possono adottare leggi e regolamenti diversi per recepirla, purché raggiungano il risultato previsto).

In particolare, con il Regolamento 333/2014 il Parlamento diede alla Commissione la possibilità di introdurre un divieto di produzione dei veicoli a cambustione interna non prima del 2035. Come tutti gli altri, questo Regolamento era stato proposto dalla Commissione ma fu poi discusso e modificato sia dal Parlamento sia dal Consiglio d’Europa (ossia i governi degli stati membri). Vi ebbero voce in capitolo, come accade sempre, anche il Comitato economico e sociale europeo, il Comitato delle regioni europee, il Parlamento europeo dei giovani, le organizzazioni della società civile e le ONG, attraverso consultazioni vis à vis e/o via web mediante gli strumenti organizzativi deputati.

Insomma: l’idea che a un certo punto si dovesse smettere di andare a nafta e benzina, nata in sede Onu/IPCC già da decenni, si consolidò nell’Europa dei 27 dieci anni fa e non già a opera di oscuri burocrati superpagati e magari corrotti dai cinesi, ma con voto a maggioranza del Parlamento e con l’assenso unanime degli Stati membri. Sul 2035 come anno di svolta si può ridiscutere (anche se è rischioso per l’ambiente), ma la data non è una sorpresa recente e quella nuova che potremmo eventualmente fissare sarà comunque tale da far emergere ancor di più l’arretratezza dei costruttori e la condizione deludente dei politici e dei media con loro schierati.

Direte voi: Perché mai le case motoristiche sarebbero state così sciocche?

Io sono stato per un quarto di secolo, lavorando soprattuto in USA, un analista dell’impatto delle tecnologie emergenti sulle imprese e sulla società. Sul tema sono anche Independent Advisor della Commissione Europea dal 1992. Una cosa nota tra gli addetti ai lavori e che mi fu chiara già da principiante è che le aziende quotate in Borsa, ossia praticamente tutte quelle grandi, sono assai deficitarie in fatto di pensiero strategico, essendo concentrate eminentemente sulla loro percezione a breve termine da parte dei mercati borsistici (max 1 anno) .

E’ questa, l’attenuante che concedo alle aziende europee dell’autotrasporto per il loro attuale, isterico e patetico, atteggiamento nei confronti dell’Europa, dopo avere dormito per almeno dieci anni.

Per capirci papale papale: non c’era una Frau Volkswagen che pensasse “Mannaggia, a partire dal 2035 dobbiamo produrre solo auto elettriche. Cosa dobbiamo cominciare a fare nel 2000 (anno in cui era era noto agli esperti) o quantomeno nel 2014 (avviso della UE)?”.
Non c’era il buon padre di famiglia. C’erano solo dirigenti apicali remunerati con (a) fortissimi incentivi monetari in busta e (2) piani di stock options, tutti basati sul venduto e/o profitto dell’anno fiscale. Lo stesso profilo di persone che taroccarono il software delle emissioni diesel, vendendo milioni e milioni di veicoli falsamente descritti e pagando alla fine oltre $25.000.000.000 di risarcimenti e multe solo in America.

Frau e Herr Volkswagen (e Audi, Seat, Škoda, Porsche) non lo avrebbero mai fatto…



PS: Il valore delle azioni dei più grandi player dell’elettrico è da almeno quattro anni superiore a quello di Volkswagen: oro = Tesla, ciano = BYD, scuro = Volkswagen. Ossia, da oltre quattro anni i mercati finanziari pensano che Tesla e BYD siano investimenti più strategici che non quello su VW. Attualmente, il valore complessivamente investito su Tesla è il triplo di quello investito su Volkswagen, nonostante questa abbia cinque volte più dipendenti e stia ancora vendendo il quadruplo dei veicoli.